Ogni anno il 5-10% della popolazione italiana si ammala. I virus influenzali possono causare forme lievi o gravi di malattia che occasionalmente possono anche portare a morte.

«La vaccinazione è lo strumento di prevenzione più efficace ed è fondamentale per le categorie a rischio come i bambini affetti da determinate patologie», spiegano gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Solo vaccinandosi si può contribuire a ridurre il numero di casi, di ospedalizzazioni e di morti premature. I vaccini antinfluenzali sono considerati sicuri poiché vengono sottoposti a controlli di qualità predefiniti a livello internazionale. A volte, tuttavia, possono manifestarsi reazioni avverse, per lo più lievi.

Tutti corrono il rischio di contrarre il virus dell’influenza, ma alcune categorie sono più vulnerabili di altre. I gruppi a rischio comprendono le persone anziane e quelle con patologie croniche come: asma grave e altre patologie respiratorie; diabete e altre malattie endocrine; malattie cardiovascolari; malattie renali croniche; malattie epatiche croniche; tumori; malattie metaboliche; malattie muscolari e neurologiche che colpiscono la funzione respiratoria; malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie; pazienti con immunocompromissione congenita o acquisita. Un’attenzione particolare è poi richiesta a tutti i genitori che hanno i figli affetti da determinate patologie.

“Tutti coloro che hanno un figlio con una malattia quale le cardiopatie, le pneumopatie, il diabete, la fibrosi cistica vaccinino il proprio figlio proprio per evitare la possibilità che contragga l’influenza – raccomanda il dottor Alberto Villani, responsabile di Pediatria Generale e Malattie Infettive del Bambino Gesù – Si tratta di categorie a rischio per le quali una semplice influenza può diventare una malattia di particolare gravità. Per tutti i bambini in buona salute è sufficiente fronteggiare i sintomi avvalendosi del consiglio del proprio pediatra, somministrare farmaci per la febbre e tenere le vie respiratorie il più libere possibile. Insomma i tipici comportamenti che i genitori di bambini ormai non più piccoli conoscono molto bene”.

Una persona infetta può trasmettere il virus molto facilmente prima ancora che appaiano i sintomi, con un semplice colpo di tosse, uno starnuto o una stretta di mano. Vaccinandosi si proteggono i familiari, i colleghi e i pazienti, specialmente quelli a maggior rischio di sviluppare le complicanze associate con l’influenza.

La vaccinazione dovrebbe essere effettuata ogni anno, prima dell’inizio della stagione influenzale. In Italia, a partire da metà ottobre. È comunque possibile vaccinarsi anche più tardi, quando la stagione influenzale è già iniziata, ma prima ci si vaccina e meglio è. La protezione ottimale si raggiunge 10-14 giorni dopo la vaccinazione. Per gli adulti è sufficiente una sola dose di vaccino. I virus influenzali si modificano a ogni stagione e per questo motivo ogni anno viene formulato un nuovo vaccino contro l’influenza. I virus contenuti nel vaccino vengono selezionati sulla base di quelli che hanno circolato nella stagione precedente. L’efficacia del vaccino può variare di anno in anno, a seconda dei virus circolanti e a seconda dell’età del soggetto.

È importante consultare il medico in caso di sintomi importanti o che persistono troppo a lungo (oltre i 5 giorni). Si è contagiosi dal momento in cui si contrae il virus e fino a 5-7 giorni dalla scomparsa dei sintomi. Per limitare il contagio è utile lavare spesso le mani, coprire la bocca in caso di tosse e/o starnuti, usare fazzoletti di carta usa e getta, usare mascherine se esposti a contatto con altre persone non malate. I bambini che necessitano di ricovero perché gravi e/o con complicanze, rappresentano una minoranza.