A Roma anche le statue parlano!

Infatti dall’inizio del XVI secolo fino a tutto il XIX alcune statue di Roma furono le protagoniste di pungenti satire ad opera di autori sconosciuti.

Le così dette “Statue Parlanti” erano statue posizionate nelle strade più frequentate della città alle quali venivano appesi nottetempo cartelli contenenti satire in versi, o dialoghi umoristici mirati a deridere i personaggi pubblici più importanti, spesso anche il papa.

Passeggiando per Roma è facile imbattersi in molte statue un tempo molto chiacchierone.

Presto i romani cominciarono a dare dei nomi a queste statue “Madama Lucrezia”statua di donna raffigurante forse una sacerdotessa, deve il suo nome ad una dama che risiedeva proprio in Piazza San Marco dove si trova la statua. Il “Facchino” figura di uomo che versa acqua da una botte, prima presso Palazzo De Carolis si trova oggi in via Lata; “Abate Luigi”, il “Babuino”, ma la più famosa è quella di “Pasquino” da qui le celebri “Pasquinate”.

La statua di Pasquino si trova dal 1501 nella piazza alle spalle di Piazza Navona, che da lui prende il nome: Piazza Pasquino.
Si tratta di un busto maschile probabilmente risalente al III secolo a.c., non si sa esattamente cosa ritraesse, forse un re o un eroe della Grecia Antica, ma è talmente mal conservato che è difficile stabilirlo con certezza. Anche l’origine del suo nome è incerta sembra derivi dal fatto che la statua sia stata ritrovata presso la bottega di un barbiere o in un osteria il cui proprietario si chiamava proprio Pasquino.

Una delle Pasquinate più conosciuta è rivolta al Papa Urbano VIII, della famiglia dei Barberini che aveva fatto togliere alcune parti dal Pantheon per usarle nella fabbricazione del baldacchino di San Pietro: “quod non fecerunt Barbari, fecerunt Barberini“.
Altra statua celebre ritenuta la “spalla” di Pasquino, è quella di Marforio, figura di uomo disteso, presente nel cortile di Palazzo Nuovo, presso i Musei Capitolini.

Le Pasquinate erano diventate, però, scomode a molti tanto che svariati Pontefici cercarono di disfarsene, facendo vigilare la statua notte e giorno da guardie o promettendo pene severe per gli autori, senza però alcun risultato concreto.