Vezzo e vanto nonché arma di seduzione per uomini e donne, i capelli (e la barba per gli uomini) da sempre hanno avuto un valore simbolico non indifferente. Valore attribuito anche a chi era incaricato di prendersene cura. Scorrendo all’indietro nel passato più lontano dell’uomo si trovano – potremmo dire, da sempre – tracce di parrucchieri/barbieri. Abbiamo prove tangibili che testimoniano l’esistenza di membri potenti di clan e tribù a cui era attribuita la pratica del taglio dei capelli.

Fin dal Paleolitico questo ruolo apparteneva ai capi oppure ai “sacerdoti”; in ogni caso a persone influenti del gruppo. Questo perché i capelli erano considerati fonte di energia nonché elemento nel quale risiedeva la vitalità degli individui, la loro storia e il legame con il passato. Tagliare i capelli non era un vezzo estetico, ma una necessità spirituale o in alcuni casi una punizione. Pensateci: ancora oggi in quanti film l’umiliazione viene inflitta attraverso la rasatura dei capelli, oppure una fase catartica prende avvio dopo un taglio drastico all’acconciatura. Questo valore simbolico che attribuiamo ai capelli è una forma di lascito testamentario dei nostri antenati.

Anche tra gli antichi egizi i barbieri erano persone illustri; una statuetta della 18° dinastia alta circa 20 cm rappresenta Meryma’at, il barbiere reale che circa 3.300 anni fa ogni 3 giorni rasava i sacerdoti del Tempio di Amon. Il fatto che fosse stato rappresentato come statuetta è la testimonianza del rilievo sociale che egli aveva.

Alla caduta dell’Impero Romano i popoli invasori del nord Europa venivano chiamati “barbari”, motivo per cui tutti i Romani di fatto optavano per un aspetto pulito.

Fu nel Medioevo che il ruolo di barbiere/parrucchiere venne attribuito ai sacerdoti, l’unico ceto che da sempre ha potuto godere dei benefici di un’istruzione ampia e solida. Non è un caso infatti se tutte le operazioni chirurgiche erano sempre nelle loro mani. Anche dopo i patti Lateranensi, i sacerdoti cattolici con buone conoscenze dell’anatomia umana erano barbieri, dentisti, chirurgi … dando spazio ad una nuova professione. Nacque in questo contesto anche il caratteristico simbolo divenuto poi emblema delle loro botteghe: dapprima erano flaconi enormi di sangue prelevato a testimonianza del numero di interventi effettuati. Per questioni igieniche questa pratica venne vietata e il flacone venne sostituito da un’asta bianca e rossa che richiamava quella stretta in pugno per sopportare i trattamenti.  Era un immediato richiamo al tipo di attività quindi un elemento per attirare la clientela.

È proprio per l’associazione dei barbieri con la medicina che le potrone da barbershop vintage o appartenute ad una certa epoca, anche all’800 hanno un vago richiamo alle poltrone da dentista o a lettini chirurgici.

Storia vagamente inquietante ma sempre dotata di grande fascino e suggestione.

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