Quattrocento agenti in più da mettere sulle strade di Roma chiesti al Viminale. Due equipaggi in più per ogni turno di lavoro sugli obiettivi ritenuti a rischio. Potenziare la vigilanza anche al centro storico, attorno ai palazzi del potere.
Ed è questa la nuova macchina della sicurezza che scatterà da oggi. Il prefetto Giuseppe Pecoraro ha “settoriato” la vigilanza, distribuendo tra carabinieri, polizia e guardia di finanza sedi di giornali, scuole stranieri, l’ambasciata francese, San Pietro, Camera e Senato, e il quartiere ebraico. Novanta uomini in più per ogni turno di lavoro. Uno sforzo immane in tempi in cui le risorse, sia di personale sia economiche, scarseggiano.
Ma, è evidente, l’incolumità dei cittadini e il rischio di un attacco sono diventate, dopo gli attentati di Parigi, una priorità assoluta. E l’attenzione è davvero massima da quando il terrore è scoppiato nella sede del settimanale Charlie Hebdo.
Sulla scelta di monitorare con una attenzione particolare San Pietro e il ghetto, gli investigatori continuano a dire che “non c’è traccia di un allarme specifico contro il Vaticano ma resta comunque un’allerta massima”.
“Il servizio in Vaticano – ha spiegato il dirigente della Digos romana, Diego Parente – era già cospicuo e sostanzioso ed è stato rivisto come tutto il sistema di sicurezza della città”.