Un esame del sangue “made in Italy” predice il rischio di ammalarsi di Alzheimer, misurando la cocentrazione di rame “libero” nel plasma che, se elevata, triplica il rischio di malattia.
Sono i risultati di uno studio dell’università Cattolica di Roma e Fatebenefratelli di Roma e Brescia pubblicato su Annals of Neurology.«La prospettiva è prevenire la maalttia abbassando le concentrazioni di rame nel sangue di eprsone a rischio» spiega Rosanna Squitti ricercatrice della Fondazione Fatebenefratelli di Roma.

Negli ultimi anni diversi studi hanno confermato che il rame gioca un ruolo importante nei processi patologici della malattia in circa il 60% dei pazienti – spiega il coordinatore del alvoro Paolo Maria Rossini ordianrio di Neurologia alla Cattolica -. Il rame libero, circolante nel sangue, che è in grado di raggiungere il cervello esercitando un’azione tossica, potrebbe divenire, dunque, un bersaglio preferenziale di terapie preventive almeno per i casi rame-correlati.

«Abbiamo presentato una richiesta di finanziamento dell’Unione Europea appositamente per verificare l’efficacia di etrapie che ripristino i normali livelli di rame, terapie già esistenti in comemrcio e a baso costo, proprio per i soggetti a rischio che presentano queste anomalie».