La rimodulazione del salario accessorio potrebbe portare alla riduzione di un terzo della spesa complessiva dei Comuni (e quindi anche di Roma) per indennità e bonus vari ai dipendenti. Un taglio complessivo che, per la Capitale, equivarrebbe a un risparmio intorno ai 24 milioni di euro annui. Sono queste le stime che circolano tra alcuni tecnici della Conferenza unificata Stato-Regioni-enti locali, incaricata di affrontare la spinosa questione dei compensi extra ai dipendenti comunali, dopo che il ministero dell’Economia ha bocciato il sistema delle indennità «a pioggia», non legate cioè a effettivi incrementi di produttività o a nuove mansioni.

L’eventuale taglio non sarà uguale per tutti, ma sarà diverso a seconda delle figure professionali e, soprattutto, dipenderà dalla propensione di ciascun dipendente di accettare le novità che saranno inserite, su base volontaria, negli accordi decentrati: dalla mobilità alla reperibilità, fino alle nuove mansioni da affidare ad ogni ufficio.

La delibera approvata martedì dalla giunta capitolina fissa al 31 luglio il termine per abbandonare il vecchio regime della retribuzione accessoria e fare entrare in vigore le nuove norme.