All’ingresso c’è sempre il banchetto per la sottoscrizione, dietro il cancello sbarrato da catene e lucchetti che si aprono solo per gli studenti interni, gli ex alunni di passaggio per il servizio d’ordine e, in qualche caso, prof, presidi e bidelli.
L’ultimo a cadere è stato il Giulio Cesare, la notte scorsa, in mano agli studenti. E ora anche su corso Trieste sventola lo striscione “liceo occupato” che altrove viene calato solo al tramonto quando i docenti lasciano l’istituto dopo ore di corsi di recupero e didattica alternativa.
All’Archimede e all’Aristofane è stata la dirigente a mettere sotto chiave l’attrezzatura: “Non abbiamo palestra né scale antincendio, le porte e i rubinetti dei bagni sono rotti e il sesto piano è occupato dai piccioni – raccontano Marina, Jacopo e Matteo nel cortile di via Vaglia mentre occupano contro – l’ingresso dei privati negli organi collegiali, lo strapotere dei presidi, l’introduzione dei test Invalsi alla maturità”.
Al Duca degli Abruzzi i ragazzi hanno deciso di rimboccarsi le maniche: “Abbiamo intenzione di ripulire la scuola e comprare le tavolette del bagno nonostante la contrarietà di preside e prof”, spiegano.
Ma da San Lorenzo a Garbatella fino a Montesacro sono decine le “occupazioni aperte” in cui convivono studenti e insegnanti: al Machiavelli si fa didattica autogestita con corsi di recupero tenuti dai prof e all’esterno ci si apre al quartiere con serate antispaccio nella piazza, braciolate e calcio popolare.
All’Aristofane, spiega Alessandro, “abbiamo pensato che non avesse senso chiuderci da soli qui dentro. Vogliamo far vedere a tutti come può vivere la scuola, ripensandola come un polo culturale vero e proprio”.
(Repubblica.it)