Matisse Arabesque è la mostra curata da Ester Coen alle Scuderie del Quirinale, dal 4 marzo al 21 giugno 2015.
Circa 100 opere tra dipinti, disegni e costumi teatrali riferiti all’intero arco della produzione artistica di Henri Matisse.
Saranno riuniti capolavori provenienti dai più prestigiosi musei americani ed europei, con un contributo particolarmente rilevante del Museo Pushkin di Mosca e dell’Ermitage di San Pietroburgo le cui collezioni matissiane sono tra le più ricche e importanti al mondo.
Matisse è uno dei più noti artisti del ventesimo secolo, esponente di maggior spicco della corrente artistica dei Fauves.
Una mostra complessa che attraverso il rimando a oggetti di ricche e fastose culture figurative, tra motivi di ibridazione e commistioni di generi e stili, farà rivivere il fasto e insieme la delicatezza di un mondo antico e semplice.
“La preziosità o gli arabeschi non sovraccaricano mai i miei disegni, perché quei preziosismi e quegli arabeschi fanno parte della mia orchestrazione del quadro.”
Henri Matisse non era destinato alla pittura, “Sono figlio di un commerciante di sementi, al quale avrei dovuto succedere nella gestione del negozio”, cerca di intraprendere la carriera di avvocato prima di diventare un artista. Sarà la sua salute a cambiare il corso della storia. Lavorava come assistente in uno studio legale di Saint-Quentin, quando nel 1890 una grave appendicite lo costringe a letto per quasi un anno. Comincia a dedicarsi alla pittura e dal 1893 frequenta l’atelier del pittore simbolista Gustave Moreau insieme con l’amico Albert Marquet. Si iscrive ufficialmente all’École des Beaux Arts nel 1895, dove insegnano molti Orientalisti.
Il Marocco, l’Oriente, l’Africa e la Russia, nella loro essenza più spirituale e più lontana dalla dimensione semplicemente decorativa, indicheranno a Matisse nuovi schemi compositivi. Arabeschi, disegni geometrici e orditi, presenti nel mondo Ottomano, nell’arte bizantina, nel mondo ortodosso e nei Primitivi studiati al Louvre; tutti elementi interpretati da Matisse con straordinaria modernità in un linguaggio che, incurante dell’esattezza delle forme naturali, sfiora il sublime.