Un padre, un figlio piccolo, nella sua carrozzina color panna, e un nonno. Tutti appassionatamente insieme sul palco del Teatro Sistina, da martedì, nel nuovo spettacolo di Max Giusti “Di padre in figlio” che fra attualità, battute, musica, sentimenti ed emozioni, vuole far ridere “tutta la famiglia”.
Lo spettacolo, scritto da Max Giusti con Andrea Lolli, Claudio Pallottini e Giuliano Rinaldi, ha le musiche di Gaetano Curreri, leader e vocalist degli Stadio, con tre canzoni inedite “Un padre un po’ figlio”, “The end” e “Da Centocelle a Hollywood”. La regia è di Marco Carniti, che presenta un insolito Max Giusti, dove oltre alle doti comiche e da mattatore, riesce ad essere poetico e malinconico, sempre con molta ironia. La storia racconta di un attore di 40 anni, la cui carriera non è mai decollata, che si trova ad affrontare una grande novità: un figlio di una settimana da far conoscere al padre che si trova in ospedale.
“Il mio personaggio è vero, divertente e irriverente, come me, un uomo che cerca di raccontare al proprio figlio chi era suo nonno spiega Giusti ed è sorprendente scoprire quante cose sono cambiate in 40 anni nell’educazione di un figlio. Com’è diverso quello che dice ora a suo figlio da quello che gli diceva suo padre quando il bimbo era lui. Quando sono diventato papà, ho due bimbi di tre e due anni, non sapevo bene cosa dirgli. Se i figli sapessero che forza loro danno a noi, e quanto impariamo da loro, in ogni momento. Io da piccolo ero un pacioccone. Mi ricordo quando mio padre mi portava qui al Sistina, a vedere Johnny Dorelli, ed io sognavo di diventare Dorelli, di recitare su questo palcoscenico. Ora ci sono. Una grande soddisfazione. Adesso sono pronto anche per presentare il Festival di Sanremo”.
Non mancheranno le note imitazioni di Giusti, quelle che lo hanno reso famoso nella trasmissione tv “Quelli del calcio”, solo che saranno “mimetizzate”.
“Il bello di questa commedia è che non ci sono “pacchi” a sorpresa conclude Giusti e qui arriverà, nella storia, una grande opportunità, “il treno della vita” da prendere al volo, perché non passerà più, anche con la carrozzina in braccio”.