Dipinti, disegni, gouache, acquerelli, bozzetti, abiti di scena, le opere supreme di Pablo Picasso, provenienti dai musei di tutto il mondo, celebrano finoal 22 gennaio alle Scuderie del Quirinale i cento anni dal viaggio in Italia compiuto dall’artista spagnolo nel 1917, al seguito dell’amico Jean Cocteau, per la realizzazione del balletto ‘Parade’ (il cui gigantesco sipario dipinto è esposto, per la prima volta a Roma, a Palazzo Barberini).
Un evento che, mettendo il genio spagnolo in stretto contatto con le molteplici suggestioni della classicità, ne sconvolse sia la vita privata sia la produzione artistica, fino alla messa a punto di un nuovo idioma espressivo, in una sintesi stilistica rivoluzionaria.
Intitolata ‘Picasso. Tra Cubismo e Classicismo 1915-1925′, la mostra, ha spiegato il presidente di Ales Mario De Simoni, “ha richiesto tre anni di intenso lavoro, svolto in comune con i curatori Olivier Berggruen e Anunciata von Liechtenstein“.
“Il mondo era in guerra, lui, spagnolo in terra francese, aveva visto partire per il fronte molti dei suoi compagni di strada, era triste e aveva poco lavoro”, racconta il curatore, sottolineando quanto già l’artista percepisse la crisi del movimento che l’aveva reso famoso.
“Conosce i Futuristi e i pittori della Secessione – prosegue Berggruen – ed entra in contatto con l’arte rinascimentale e classica, mentre va via via scoprendo, spostandosi a Napoli, Pompei, Firenze e Milano, le tradizioni iconografiche italiane, in particolare le maschere come Pulcinella”.
Incontra anche l’amore, Ol’ga Khochlova, una delle ballerine del Balletto, che sposerà l’anno dopo a Parigi.  Una sorta di Grand Tour, che per il maestro spagnolo ha un forte potere rivitalizzante. Il contatto stretto con l’antico e la Rinascenza diviene fonte di profonda riflessione sul Cubismo e si pone all’origine delle molte sperimentazioni tra stili e generi nel segno del Modernismo.