Roma come Amsterdam, con una «zonizzazione» della prostituzione che porti alla creazione di veri e propri «quartieri a luci rosse», sul modello della capitale olandese. Questi gli slogan, ma dietro alle parole pronunciate dal sindaco Marino due giorni fa c’è un progetto molto più solido. Un piano che sta mettendo a punto il vice capo di gabinetto Rossella Matarazzo e che però, per stessa ammissione del primo cittadino, ha bisogno di un assist a livello nazionale, di un nuovo quadro normativo licenziato dal Parlamento che riformi e regolarizzi la prostituzione. Un disegno di legge già c’è e deve porre fine allo squallido fenomeno della riduzione in schiavitù di ragazze spesso minorenni che rappresenta ancora una piaga per la nostra città. La proposta è stata presentata dalla senatrice Pd Maria Spilabotte e ha incassato endorsement bipartisan, da Alessandra Mussolini di Forza Italia a esponenti del Movimento 5 stelle.

Il disegno di legge prevede la possibilità per i sindaci di trasformare alcune zone della città in quartieri a luci rosse dove concentrare le prostitute non solo su strada, ma anche all’interno di condomini dedicati al sesso a pagamento.

«Ovviamente queste scelte vanno concertate con i residenti, i negozianti e le forze dell’ordine – spiega la senatrice Spilabotte – altrimenti il progetto avrebbe poca possibilità di successo».

Secondo la promotrice della riforma della prostituzione «le ordinanze dei sindaci non sono sufficienti per ordinare questa materia. Fino a oggi infatti tutti i provvedimenti emanati dai singoli comuni sono sempre stati bocciati per incostituzionalità. Per questo è diventata necessaria una regolamentazione a livello nazionale».

Il ddl Spilabotte è stato assegnato alle commissioni Giustizia e Affari costituzionali del Senato e dovrebbe essere calendarizzato nei prossimi giorni, subito dopo le elezioni europee. Il progetto non prevede la creazione di case chiuse vecchio stile, ma permette la creazione di appartamenti gestiti da cooperative di prostitute (nessuna “maîtresse” quindi a capo delle abitazioni ma solo professioniste pari grado) e professioniste a partita Iva.

La proposta del sindaco Marino intanto ha già ricevuto un coro di sì dagli amministratori dei municipi.

(Il Messaggero)