In viaggio nei segreti delle Terme di Caracalla, uno dei più grandi impianti termali dell’antichità, che dal 18 agosto al 3 ottobre sono accessibili di notte, con visite guidate organizzate dalla soprintendenza speciale di Roma con Electa. Dai sotterranei, dove la più antica rotatoria del mondo smistava i carri che trasportavano le tonnellate di legna da bruciare in enormi forni per garantire l’acqua calda e lo sferragliare si mescolava all’andirivieni frenetico di centinaia di schiavi, fino al mitreo, dove il misterioso culto di origine orientale culminava probabilmente nell’uccisione del toro, il cui sangue ‘battezzava’ gli adepti. Le immagini scattate nelle viscere del monumento, nel dedalo delle gallerie, raccontano il cuore pulsante di un edificio sorprendente per le dimensioni e la modernità del progetto, in grado di gestire, attraverso una struttura simmetrica, un afflusso di sei-ottomila persone al giorno. Si entrava con pochi spiccioli, plebei in cerca di svago o di un bagno ristoratore e patrizi che sfruttavano le terme come luogo di ‘pubbliche relazioni’.
Gli uomini erano separati dalle donne, ci si svestiva negli spogliatoi e, indossati mini tuniche (le donne) o costumi fascianti (gli uomini) che non impacciavano i movimenti, si entrava nell’enorme palestra, decorata con mosaici, marmi, statue a testimoniare la grandiosità dell’impero: i passatempi più diffusi erano i giochi e la lotta, sotto lo sguardo di schiavi-trainer pronti a dare consigli. Il viaggio ideale prosegue con i bagni nel calidarium, nel tepidarium e nel frigidarium, con diverse vasche fredde, e infine con la natatio, la piscina di dimensioni olimpioniche pressoché perfette, 50 metri x 22, unico ambiente completamente scoperto delle terme. I portici permettevano infatti di non bagnarsi in caso di pioggia e per chi volesse curare anche la mente c’erano a disposizione due biblioteche. La visita si completa nell’ipogeo: si scoprono la Mela reintegrata di Pistoletto, in marmo di Carrara (collocata nel 2012 proprio al centro della ‘rotatoria’), capitelli maestosi delle colonne e frammenti di statue che decoravano gli ambienti sovrastanti e soprattutto il mitreo. Qui si praticava il culto del dio Mitra, in un ambiente simile a una grotta in cui le poche tracce di affreschi lasciano intravedere appena le fattezze della divinità.