La guerra degli hotel romani contro “TripAdvisor” e i suoi fratelli, social network dispensatori di giudizi su camere e servizi negli gli hotel, è ora ufficiale. E passa alle vie legali.
Perché spiegano gli albergatori dietro quel “soggiorno romantico e indimenticabile” o “cena pessima e camerieri scortesissimi” postati sul web c’è un meccanismo a volte poco limpido. Che può diventare micidiale.
Poco limpido, a cominciare dai responsi.
“In molti casi, falsi – dice Giuseppe Roscioli, presidente di FederalberghiConfcommercio. Capaci di innescare un circuito di ricatti e di paure per gli operatori turistici, costretti in alcuni casi a subire una sorta di taglieggiamento pur di non finire “bollati”.
Quindi? “Il sistema del giudizio via internet va regolamentato”, continua il presidente di Federalberghi che ieri ha sporto denuncia “alle autorità competenti per alcuni episodi “sospetti””.
Per Roscioli si tratta di giudizi che in forma anonima a volte sono in malafede.
“Per scrivere su TripAdvisor, ad esempio, non è richiesta alcuna registrazione di dati – continua Roscioli. Chiunque può dare pagelle. Si può tacciare un hotel di poca pulizia e senza essere mai stati lì. E niente e nessuno può smascherare la fandonia, che resta in rete per anni e anni. Con danni enormi per l’albergo, sia in termini d’immagine che economici”.
Immediata la risposta del colosso americano: “TripAdvisor è contraria a qualunque tentativo volto a manipolare il ranking delle strutture attraverso l’uso di recensioni fasulle. Si applicano pene severe per punire le aziende che vengono colte in fallo, c’è un team internazionale di specialisti che si occupa di garantire l’autenticità delle nostre recensioni 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno”.
(Repubblica.it)