In ogni quartiere al mattino alcune strade si animano per accogliere i banchetti dei venditori, ma se proprio vogliamo concederci una camminata tra verdure, carni, salumi e formaggi è d’obbligo andare a Campo de’ Fiori, uno dei mercati più antichi.
Qui si viene ancora in cerca del mito, dell’immagine che la Capitale – attraverso cinema, arte, poesia – ha diffuso nel mondo. All’ombra della statua di Giordano Bruno, è tutta una esplosione di odori, colori. Verdurai, vignaroli (vigneron, vignaiolo, cioè chi vende direttamente i prodotti della terra coltivati in proprio) mostrano orgogliosi banchi decorati con broccoli, insalate, carciofi ma anche con zucche di mille forme e dimensioni, mazzi di peperoncini, grappoli d’uva bionda o rossa, melograni. Non mancano i banchetti di spezie e qualcuno vende ancora la “misticanza”: un insieme di verdure di campo profumate e appetitose. E i ‘pesciaroli’ offrono la merce sui banchi, invitando a gran voce i clienti all’acquisto.
Anche il mercato di Testaccio gode di fama meritata. Fino a pochi anni fa occupava la piazza centrale del quartiere, ora è stato spostato in una struttura coperta accanto al vecchio mattatoio: ci si trova di tutto. Meritano una sosta alcuni venditori, segnalati entusiasticamente da illustri quotidiani stranieri, che offrono panini con la trippa e fritti vari al cartoccio. Un paradiso per il palato.
Un assaggio di mondo lo trovate invece nel cuore dell’Esquilino, il quartiere multietnico di Roma. Crocevia di lingue, culture e generi alimentari, il mercato Esquilino unisce a prodotti tipicamente italiani come carciofi, cicoria e olive prodotti esotici difficilmente trovabili in altre parti della città. Nel brusio di lingue straniere e nella mistura di odori e colori che caratterizzano questo mercato, si ha l’imbarazzo della scelta tra banchi di pesce, carne, pane, frutta, verdura e spezie provenienti da tutti gli angoli del mondo. Le compere proseguono poi in un’altra sezione del mercato, quella dedicata a abbigliamento, tessuti, borse e scarpe, anche questa dal sapore squisitamente esterofilo.
E il vino, il sovrano indiscusso della tavola romana, servito in ogni trattoria, osteria, ‘fraschetta’? Quello che arrivava a Roma dalle campagne e dai Castelli sui ‘carretti a vino’? Rosso, bianco, rosato, frizzante, ‘stuzzicarello’. Merita una gita ai Castelli Romani gustatelo con la porchetta, maiale arrostito intero a fuoco lento e profumato con erbe aromatiche.