Si dice che sin dall’antichità, la zona alle pendici del Gianicolo, dove ora sorge Villa Sciarra, fosse un bosco sacro dedicato alla ninfa Furrina, protettrice delle acque; è forse per queste origini che molte delle statue trattano temi campestri e profani come ninfe satiri e personaggi mitologici.

L’aspetto attuale della villa, passata nel corso dei secoli nelle mani di numerosi proprietari, si deve al diplomatico americano George Wurts, che l’acquistò nel 1902.

Il Wurts, innamorato dell’arte italiana, fu aiutato dalla ricchissima moglie Henriette Tower, ricca ereditiera di Filadelfia, profuse somme ingenti per ornare il giardino con piante rare e di pregio, per lo più esotiche ma sapientemente accostate a quelle nostrane, e con numerose statue e fontane settecentesche provenienti da una distrutta e sconosciuta villa Visconti a Brignano D’Adda. I Wurts vi si stabilirono trasportandovi la loro ricca collezione d’arte e impiantarono nella proprietà un allevamento di pavoni, tanto che all’epoca era conosciuta come la villa dei pavoni bianchi.

La signora Wurts, poco dopo la morte del marito avvenuta nel 1928, donò la villa a Benito Mussolini, ponendo la condizione che fosse destinata a parco pubblico. Il giardino di Villa Sciarra è una elaborazione dei primi del Novecento che riusa in toto un ingente apparato decorativo settecentesco lombardo, colta interpretazione del giardino tardo-barocco in cui sono mescolate ecletticamente caratteristiche proprie del giardino all’italiana, del giardino all’inglese e del giardino alla francese.

(ICCDBeniCulturali)