Gli americani hanno rinviato l’acquisto dell’auto, tagliato le cene al ristorante, tenuto spenti i termosifoni anche quando il termometro scendeva sotto zero. Ma a Fido & C. non hanno mai fatto mancare nulla. E’ la pet economy.
L’elenco degli affari a quattrozampe firmati negli ultimi mesi ha i ritmi frenetici dell’era folle della new-economy: Alliance Growth, un hedge fund newyorchese, ha puntato qualche milione su Kriser’s, arrembante catena di cibo “olistico” per animali che prevede quest’anno di far crescere il giro d’affari del 40%.
Alcuni fondi di San Francisco hanno sottoscritto un aumento di capitale da 7 milioni di Whistle, titolare del geniale brevetto di un Gps (99 dollari) che monitora ogni movimento del cucciolo e spedisce i dati in tempo reale sullo smartphone dell’ansioso proprietario.
La finanza bestiale tira pure a Wall Street: Petsmart, unico big del settore quotato, ha visto il valore delle sue azioni volare dai 13 dollari di inizio 2009 ai 68 attuali, roba da far invidia alla Google.
Gli americani spendono già oggi 1.477 dollari l’anno per i loro coccolatissimi cani e 1.217 per i gatti. Ma parliamo solo dei costi base per crocchette, vaccinazioni e animal-sitting. Il vero boom della pet economy sono gli “optional” – spesso costosissimi – diventati un must per la felicità del nostro miglior amico.
L’assortimento dell’oggettistica asppartenente alla pet economy non ha ormai nulla da invidiare ai negozi di giocattoli per bambini.
L’articolo Pet economy, un vero e proprio boom sembra essere il primo su Offerta Roma.