Boutique al posto delle botteghe.

In poche settimane piazza di Spagna è diventata un cantiere dello shopping, un susseguirsi di negozi chiusi che stanno ristrutturando gli interni per dare vita a negozi fashion e con stile.

“Erano rimaste poche botteghe a gestione familiare e ora sono sparite anche quelle – denuncia Valter Giammaria, presidente della Confesercenti capitolina – in piazza di Spagna si sta ripetendo quello che è già successo in piazza San Lorenzo in Lucina: niente più punti vendita di artigianato, ma solo grandi marchi del lusso”.

E infatti, proprio come a piazza San Lorenzo Lucina, a pochi metri da piazza Mignanelli sta per aprire una nuova boutique “Nespresso”.

Di fronte, al posto dello store “Benetton” (che ad aprile aprirà uno shopping center in via del Corso nell’ex palazzo dell’Unione Militare) gli operai sono già al lavoro per la ristrutturazione dei locali e l’inaugurazione di una profumeria del marchio “Sephora” (che possiede un ampio locale alla fine di via del Corso, direzione piazza del Popolo).

Da qualche settimana, inoltre, sulla porta del bar “La Barcaccia”, proprio di fronte all’omonima fontana, è stato appeso un cartello con la scritta “locale chiuso”. Le vetrine sono oscurate e, anche in questo caso, sono i corso lavori di ristrutturazione. Stessa sorte per il vicino negozio, “Spagna store”, piccolo tempio di oggetti di tendenza per la casa e ora destinato a diventare un bar o un locale di ristorazione.

“Piazza di Spagna ha cambiato volto, ha perso la sua anima e la sua specificità. È diventata una copia di via Condotti, colpa degli affitti troppo elevati.Per salvare il commercio è necessario un intervento urgente da parte delle istituzioni – sottolinea il presidente di Confesercenti – si potrebbe creare un marchio del Comune e della Regione sotto cui raggruppare e tutelare le piccole imprese familiari che, pur non avendo i requisiti per essere inserite nell’elenco delle botteghe storiche, sono attive da anni nel tessuto commerciale della Capitale garantendo prodotti artigianali di qualità”.

(Repubblica.it)