La ripresa finale non è bastata a risollevare il bilancio complessivo dei saldi invernali 2013 nella capitale, che si chiudono rispetto all’anno scorso con un deciso segno meno. A cinque giorni dalla fine delle svendite, i dati segnalati dalle associazioni di categoria possono dirsi definitivi.
“In media il calo delle vendite è stato del 1520 per cento – spiega Giovanna Marchese Bellaroto della Cna Commercio – Alcuni settori merceologici hanno sofferto più di altri: se per l’abbigliamento c’è stata una ripresa finale, per gli accessori, l’oggettistica e l’arredamento gli affari sono andati peggio e si sono chiusi con un ribasso anche maggiore. Al di là dei numeri, c’è da dire che quest’anno si è acquistato solo il necessario, non si può parlare di vero e proprio shopping”.
La crisi economica ha inciso di più sugli acquisti in periferia, “calati del 20 per cento, mentre nel centro storico la flessione è stata minima, del 3 per cento circa” nota Valter Giammaria, presidente di Confesercenti, che questa mattina presenterà dati finora inediti sull’impatto che la crisi ha avuto sul commercio a livello locale e nazionale. “Chiediamo che i saldi siano seriamente regolamentati e che tornino a essere un evento di fine stagione, con una diversa gestione dei tempi” aggiunge Giammaria.
Ancor peggiori i dati di Federmoda Confcommercio, che nei primi giorni di svendite era stata ottimista: “Si era partiti con il turbo, poi però c’è stato un brusco rallentamento. Negli ultimi dieci giorni si è recuperato un po’, ma la stagione si chiuderà comunque con un meno 20, se non meno 30, per cento” spiega il vicepresidente vicario Vittorio Banchetti.
Al di là dei saldi, aggiunge poi Bellaroto, “un fenomeno a cui stiamo assistendo con crescente preoccupazione è l’effetto della crisi sul settore alimentare e sulla media distribuzione. Per la prima volta, gli incassi si riducono anche nei discount, mentre nei supermercati di fascia superiore i prodotti di marca, dai pelati all’olio, rimangono invenduti sugli scaffali. Non era mai accaduto prima”.
(Repubblica.it)