Dopo le pecore e le mucche, ora tocca alle api. Sarà infatti l’ape italiana a vigilare sulla biodiversità e sulla qualità dell’aria della città eterna.

Il progetto si chiama ‘“Apincittà” e prevede una rete coordinata di alveari dislocata in luoghi strategici per monitorare la qualità dell’aria. L’iniziativa è stata presentata martedì mattina presso la sede dei carabinieri forestali di Roma in via Giosuè Carducci da Edgar Meyer dell’assessorato all’ambiente del comune di Roma, dal generale C.A. Antonio Ricciardi, comandante dei Carabinieri Forestali e da Raffaele Cirone, presidente della Fai, Federezione Apicoltori Italiani.

Analizzando la qualità del miele, del polline e la salute delle stesse api sarà possibile individuare e calcolare la presenza di metalli pesanti nell’aria oltre che lo sviluppo della flora cittadina. Il progetto, si legge in un comunicato congiunto dei Carabinieri, di Roma Capitale e della Federazione Apicoltori Italiani, prevede di “mettere a sistema i piccoli ma numerosi allevamenti di api che ci sono a Roma, creando fin da subito una rete di dieci postazioni per gran parte già presenti nel centro storico o di prossima installazione. L’apiario sperimentale ‘Numero Zero’ è quello della Fai-Federazione apicoltori italiani, che oggi sciamerà fino alla sede del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri (Cufa), dove saranno installati tre alveari per attivare la ‘Postazione Laboratorio Numero 1′”.

Tra le realtà apistiche individuate e disponibili a entrare in rete: Largo Argentina, Apiario sperimentale Fai di via Veneto, il comando Carabinieri Cufa di Villa Borghese, il Bioparco di Roma, la residenza dell’ambasciatore britannico in via di Vigna Murata, la cooperativa sociale agricola Garibaldi a Garbatella, gli Orti Urbani di Roma Capitale in via Anagnina, l’apiario di via Casilina, il comitato Mura Latine in via Nomentana e l’Aps Fiore del Deserto.

Con il progetto Apincittà, l’arma dei carabinieri e la federazione degli apicoltori d’intesa con il comune di Roma intendono formare un modello di apicoltura didattica per la biodiversità urbana attraverso il quale le scolaresche e la cittadinanza possono avvicinarsi a questi piccoli nuclei di alveari per vedere da vicino come funziona una centralina di biomonitoraggio.