Oscillerà fra 4 e 12 euro all’anno il costo che ogni famiglia dovrà aggiungere alla spesa alimentare fatta in supermercati e ipermercati, considerando che il costo di ciascun sacchetto oscilla tra 1 e 3 centesimi. ù

Da ieri, infatti, si pagano i sacchetti per frutta, verdura, carne e pesce.

«A mali estremi, estremi rimedi»

«Fatta la legge, trovato l’inganno».

Frasi che accompagnano una carrellata di foto di banane, mele, zucchine e mandarini etichettati uno a uno per non pagare il sacchetto. Neanche il tempo di entrare in vigore insomma, che la legge ha già animato le prime rivolte. Soprattutto sul web, dove decine di consumatori inferociti si sono scagliati contro quello che Codacons ha ribattezzato una «tassa occulta».

«Ma quindi oggi devo etichettare ogni singolo mandarino e ficcarmelo in tasca?» si chiede ironico qualcuno su Twitter.

E tanti protestano per quella che considerano «un’ingiustizia», «una truffa» e ancora «un’assurdità».

 

Secondo i dati dell’analisi Gfk-Eurisko presentati nel 2017, le famiglie italiane fanno in media 139 spese all’anno nella grande distribuzione. Ipotizzando che ogni spesa comporti l’utilizzo di tre sacchetti per frutta/verdura, il consumo annuo per famiglia dovrebbe attestarsi a 417 sacchetti, per un costo complessivo compreso tra 4,17 e 12,51 euro (considerando appunto un minimo rilevato di 0,01 e un massimo di 0,03 euro).

Per il Codacons invece è «un nuovo balzello che si abbatterà sulle famiglie italiane, una nuova tassa occulta a carico dei consumatori».

Per Legambiente però «non è corretto parlare di caro-spesa. L’innovazione ha un prezzo, ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento, purché sia garantito un costo equo, che si dovrebbe aggirare intorno ai 2-3 centesimi a busta. Così come è giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa». 

«L’85% dei consumatori italiani è nettamente contrario alla nuova norma che, a partire dall’1 gennaio, impone che i sacchetti della spesa utilizzati per imbustare frutta e verdura siano a pagamento», afferma ancora il Codacons, che ha svolto una indagine a campione tra i propri iscritti. «La mancanza di soluzioni alternative per i consumatori fa sorgere il sospetto che la misura sia una nuova tassa sui cittadini mascherata da provvedimento ambientale», aggiunge l’associazione.