L’ANGOLO DEL MARKETING, rubrica offerta dal Dott. Mattia Esposito

 

Mattia Esposito, imprenditore, classe 1986 di Roma. Co-fondatore e project manager di Up2lab Marketing Consulting, studio internazionale di consulenza per imprese, si definisce un malato di social. Esperto di consulenza strategica indirizzata all’utilizzo dei nuovi media e di comunicazione in generale.

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Parliamo di quello che i giornali hanno definito Facebookgate. Come si è potuti arrivare (tecnicamente) a questo?
Paradossalmente è stato più semplice di quello che sembra. Gli utenti hanno inserito i propri dati in una delle milioni di applicazioni che campeggiano sulla news feed di facebook. Mi riferisco a quelle app del tipo “scopri il giorno che morirai” oppure “a quale star di Hollywood somigli?”. L’utente, al fine di condividere il risultato (e strappare qualche like), inserisci i propri dati tramite il login di facebook, risponde alle domande e il gioco è fatto. Tutto quello che è avvenuto dopo, vera violazione nei confronti degli utenti, deve far riflettere tutti. Mancata vigilanza o semplice compiacenza. Questo ha permesso che milioni di dati degli utenti fossero utilizzati da società terze per scopi torbidi.

Cosa pensi che sia emerso dall’interrogazione  di Zuckerberg al Congresso degli Stati Uniti?
Quello che mi ha fatto riflettere, tralasciando un ovvio e strategico “mea culpa” di M.Z. , sono stati due aspetti.

Nella prima audizione mi è sembrato che chi ponesse le domande non avesse un grande rapporto con la tecnologia e con i social media in genere. Mi è sembrata una di quelle situazioni in cui io provo a spiegare allo zio attempato quale sia il mio lavoro. Infatti il fondatore di Facebook mi è sembrato molto a suo agio.

L’altro aspetto che mi è colpita è quel “Facebook avrà sempre una versione gratuita…”. Questo ai più ha fatto pensare ad un’evoluzione del modello di business che preveda l’aggiunta di una versione a pagamento. A pensar male, mi verrebbe da pensare che compromesso il “business della cessione dei dati” sia necessario trovare altri modi di monetizzazione. Ma questo è solo un pensiero fatto con malizia. E’ evidente però che l’advertising sulla piattaforma tiri di meno rispetto al passato.

Dopo questo scandalo che consigli puoi dare agli utenti circa l’utilizzo di Facebook e dei social in genere?
Francamente penso che non ci sia qualcosa da consigliare. I social oggi per noi sono un elemento base della società. Se si offende qualcuno sui social, si può esser perseguiti anche penalmente. Lo scollamento tra realtà e rete è sempre meno visibile.

Penso a come, in meno di 10 anni, si siano polverizzati usi e costumi sociali. Vogliamo far sapere a tutti con chi siamo, dove siamo, cosa mangiamo e quanto spendiamo. Il concetto di privacy per noi è cambiato. Dovremmo lavorare su questo aspetto più che sull’utilizzo dei social in se.